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意语阅读:《木偶奇遇记》12           ★★★★
意语阅读:《木偶奇遇记》12
作者:未知 文章来源:互联网 点击数: 更新时间:2007-09-05 14:49:45

12. Il burattinaio Mangiafoco regala cinque monete doro a Pinocchio, perché le porti al suo babbo Geppetto: e Pinocchio, invece, si lascia abbindolare dalla Volpe e dal Gatto e se ne va con loro.

Pinocchio incontra il Gatto e la Volpe

Il giorno dipoi Mangiafoco chiamò in disparte Pinocchio e gli domandò:

"Come si chiama tuo padre?"

"Geppetto".

"E che mestiere fa?"

"Il povero."

"Guadagna molto?"

"Guadagna tanto, quanto ci vuole per non aver mai un centesimo in tasca. Si figuri che per comprarmi lAbbecedario della scuola dové vendere lunica casacca che aveva addosso: una casacca che, fra toppe e rimendi, era tutta una piaga."

"Povero diavolo! Mi fa quasi compassione. Ecco qui cinque monete doro. Vai subito a portargliele e salutalo tanto da parte mia."

Pinocchio, comè facile immaginarselo, ringraziò mille volte il burattinaio, abbracciò a uno a uno, tutti i burattini della Compagnia, anche i giandarmi: e fuori di sé dalla contentezza, si mise in viaggio per tornarsene a casa sua.

Ma non aveva fatto ancora mezzo chilometro, che incontrò per la strada una Volpe zoppa da un piede e un Gatto cieco da tutte due gli occhi, che se ne andavano là là, aiutandosi fra di loro, da buoni compagni di sventura. La Volpe che era zoppa, camminava appoggiandosi al Gatto: e il Gatto, che era cieco, si lasciava guidare dalla Volpe.

"Buon giorno, Pinocchio", gli disse la Volpe, salutandolo garbatamente.

"Comè che sai il mio nome?" domandò il burattino.

"Conosco bene il tuo babbo."

"Dove lhai veduto?"

"Lho veduto ieri sulla porta di casa sua."

"E che cosa faceva?"

"Era in maniche di camicia e tremava dal freddo."

"Povero babbo! Ma, se Dio vuole, da oggi in poi non tremerà più!..."

"Perché?"

"Perché io sono diventato un gran signore."

"Un gran signore tu?" disse la Volpe, e cominciò a ridere di un riso sguaiato e canzonatore: e il Gatto rideva anche lui, ma per non darlo a vedere, si pettinava i baffi colle zampe davanti.

"Cè poco da ridere", gridò Pinocchio impermalito. "Mi dispiace davvero di farvi venire lacquolina in bocca, ma queste qui, se ve ne intendete, sono cinque bellissime monete doro."

E tirò fuori le monete avute in regalo da Mangiafoco.

Al simpatico suono di quelle monete la Volpe, per un moto involontario, allungò la gamba che pareva rattrappita, e il Gatto spalancò tutte due gli occhi, che parvero due lanterne verdi: ma poi li richiuse subito, tantè vero che Pinocchio non si accorse di nulla.

"E ora, gli domandò la Volpe, che cosa vuoi farne di codeste monete?"

"Prima di tutto, rispose il burattino, voglio comprare per il mio babbo una bella casacca nuova, tutta doro e dargento e coi bottoni di brillanti: e poi voglio comprare un Abbecedario per me."

"Per te?"

"Davvero: perché voglio andare a scuola e mettermi a studiare a buono."

"Guarda me!" disse la Volpe. "Per la passione sciocca di studiare ho perduto una gamba."

"Guarda me!" disse il Gatto. "Per la passione sciocca di studiare ho perduto la vista di tutti e due gli occhi."

In quel mentre un Merlo bianco, che se ne stava appollaiato sulla siepe della strada, fece il solito verso e disse:

"Pinocchio, non dar retta ai consigli dei cattivi compagni: se no, te ne pentirai!"

Povero Merlo, non lavesse mai detto! Il Gatto spiccando un gran salto, gli si avventò addosso, e senza dargli nemmeno il tempo di dire ohi se lo mangiò in un boccone, con le penne e tutto.

Mangiato che lebbe e ripulitasi la bocca, chiuse gli occhi daccapo e ricominciò a fare il cieco, come prima.

"Povero Merlo!" disse Pinocchio al Gatto, "perché lhai trattato così male?"

"Ho fatto per dargli una lezione. Così unaltra volta imparerà a non metter bocca nei discorsi degli altri."

Erano giunti più che a mezza strada, quando la Volpe, fermandosi di punto in bianco, disse al burattino:

"Vuoi raddoppiare le tue monete doro?"

"Cioè?"

"Vuoi tu, di cinque miserabili zecchini, farne cento, mille, duemila?"

"Magari! E la maniera?"

"La maniera è facilissima. Invece di tornartene a casa tua, dovresti venire con noi."

"E dove mi volete condurre?"

"Nel paese dei Barbagianni."

Pinocchio ci pensò un poco, e poi disse risolutamente:

"No, non ci voglio venire. Oramai sono vicino a casa, e voglio andarmene a casa, dove cè il mio babbo che maspetta. Chi lo sa, povero vecchio, quanto ha sospirato ieri, a non vedermi tornare. Pur troppo io sono stato un figliolo cattivo, e il Grillo-parlante aveva ragione quando diceva: "I ragazzi disobbedienti non possono aver bene in questo mondo". E io lho provato a mie spese, perché mi sono capitate di molte disgrazie, e anche ieri sera in casa di Mangiafoco, ho corso pericolo... Brrr! mi viene i bordoni soltanto a pensarci!"

"Dunque, disse la Volpe, vuoi proprio andare a casa tua? Allora vai pure, e tanto peggio per te!"

"Tanto peggio per te!" ripeté il Gatto.

"Pensaci bene, Pinocchio, perché tu dai un calcio alla fortuna."

"Alla fortuna!" ripeté il Gatto.

"I tuoi cinque zecchini, dalloggi al domani sarebbero diventati duemila."

"Duemila!" ripeté il Gatto.

"Ma comè mai possibile che diventino tanti?" domandò Pinocchio, restando a bocca aperta dallo stupore.

"Te lo spiego subito", disse la Volpe. "Bisogna sapere che nel paese dei Barbagianni cè un campo benedetto, chiamato da tutti il Campo dei miracoli. Tu fai in questo campo una piccola buca e ci metti dentro per esempio uno zecchino doro. Poi ricuoprì la buca con un po di terra: lannaffi con due secchie dacqua di fontana, ci getti sopra una presa di sale, e la sera te ne vai tranquillamente a letto. Intanto, durante la notte, lo zecchino germoglia e fiorisce, e la mattina dopo, di levata, ritornando nel campo, che cosa trovi? Trovi un bellalbero carico di tanti zecchini doro, quanti chicchi di grano può avere una bella spiga nel mese di giugno."

"Sicché dunque, disse Pinocchio sempre più sbalordito, se io sotterrassi in quel campo i miei cinque zecchini, la mattina dopo quanti zecchini ci troverei?"

"

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